«Fra tutte le membra il cuore è la più nobile e conseguentemente capace di maggiori dolori». «Tutte le anime che dovevano dannarsi per la colpa delle loro
iniquità erano tante stilettate al cuore di Gesù». «Il povero Cristo vedeva la sua afflitta e addolorata Madre ai piedi della croce che piangeva e singhiozzava;
[...] e mentre guardava con i suoi occhi, prima feriva il suo cuore, perché tante volte che Cristo guardava la Madre, tante saette al cuore prima dava a se
stesso, e le tante lacrime che Maria spargeva, i tanti gemiti che gettava da quel beato cuore, erano altrettante ferite al cuore di Gesù». Sono alcuni scritti di
Fra Tommaso da Olera, frate cappuccino laico che il prossimo 21 settembre sarà beatificato a Bergamo.
Nella festività del sacro Cuore (7 giugno) si torna dunque a riflettere su questa importante figura, un mistico, un umilissimo questuante, vissuto
secoli fa, ma che cammina ancora in mezzo alla gente che ancora lo invoca.
“Fra Tommaso, mistico del cuore di Gesù” è anche il titolo della biografia scritta dal vice postulatore della causa di beatificazione padre Rodolfo Saltarin.
Nel testo, attraverso una probabile intervista al frate vissuto tra il 1563 e il 1631, si racconta della vita del cappuccino, un questuante che ha raccolto pane
e dispensato benedizioni e preghiere lungo le strade del Veneto e del Tirolo, avvicinando poveri e potenti (ed. Morcelliana, Brescia). Nel libro di padre Rodolfo
si citano anche gli studi del teologo Ubaldo Badan (cappuccino, Ubaldo da Piove di Sacco). Secondo il teologo si può sostenere a pieno titolo Fra Tommaso
come un precursore della devozione al sacro cuore di Gesù. Le rivelazioni ricevute da Santa Margherita Maria Alacoque sono posteriori di circa cinquant’anni.
Fra Tommaso non si rivolgeva al cuore come una raffigurazione poetica dell’amore, ma si rivolgeva proprio al cuore materiale e di carne di Gesù. Come scrive
Badan: «Fra Tommaso da Olera si può considerare un precursore di Paray-le-Monial nel senso che egli la praticò e propagò in un contesto teologico
corrispondente a quello delineato da due importanti documenti pontifici: l’Enciclica Miserentissimus Redemptor di Pio XI (8 maggio 1928) e l’enciclica Haurentis
Aqua di Pio XII (15 maggio 1956)».